Durante il corso sul social business mi sono accorto che da solo non potevo farcela. Non avevo le competenze e la sfida era troppo ardua per una persona sola. Tra l’altro, il mondo della disabilità io lo conoscevo solo attraverso il filtro del mio lavoro come insegnante precario di sostegno. Una gran bella esperienza e gavetta, ma troppo poco per poter gestire una cosa come Better Social. Cominciai a studiare e a informarmi. Un giorno scoprii che c’era un evento alla Manifattura Tabacchi a Firenze in cui, tra gli altri, partecipava il FabLab Contea che aveva sviluppato un progetto per far utilizzare a persone con disabilità stampanti 3D con comandi semplificati.
Era una calda giornata di giugno. Andai alla Manifattura alle 3 del pomeriggio, sperando di non incontrare molta gente a quell’ora e con quel caldo. Nella stanza in fondo al corridoio di sinistra c’era la postazione del FabLab. Lì incontrai Niccolò Casamenti che mi spiegò il progetto e mi disse che uno psicologo di nome Raffaele Pennoni li aveva molto aiutati nello sviluppare il progetto. Chiesi maggiori informazioni e dopo aver spiegato il mio progetto a Niccolò, mi dette il numero di Raffale. Lo chiamai subito, il giorno stesso o quello dopo ancora. Raffaele vive a Massa. Decisi di andare a trovarlo quel fine settimana stesso. Grazie Niccolò per quell’incontro. Con Niccolò ci sentiamo ancora, stiamo portando avanti progetti diversi ma in qualche modo complementari.
Anche a Massa era caldo anche se il salmastro del mare rendeva il calore più sopportabile. Raffaele aveva prenotato un tavolo in un ristorante sul litorale, in quello che in Toscana si chiama un “bagno” cioè uno stabilimento balneare.
Io ero con la mia compagna, lui con sua moglie. Ci sedemmo e iniziammo a parlare. Rimasi subito colpito dalla sua calma e dalla sua sensibilità. Ascoltava e quando interveniva mi poneva questioni sulle quali non avevo mai riflettuto. Mi colpiva in profondità. Ancora ricordo vivamente quel giorno. Mi fece riflettere sull’impatto che questo progetto poteva avere, in un certo senso era rivoluzionario, ma mi mise anche in guardia sulle difficoltà che avremmo incontrato lungo il percorso. Io ero comunque troppo entusiasta e determinato, e lo sono ancora, per vedere in quello che mi diceva dei limiti, io ci vedevo solo delle sfide da vincere, più ardue sono meglio è. Sarà più divertente superarle. Quello che più di tutto mi colpì fu il rendermi conto che davvero con questo progetto si sarebbe potuto fare qualcosa di importante per le persone più fragili della nostra società.
Tuttora con Raffale lavoriamo e progettiamo insieme. Molte sfide sono state vinte e molte se ne stanno presentando. Di quel giorno conservo un ricordo. La tovaglietta di carta che vedete in foto dove scrivevo con un evidenziatore per farmi capire. Molto del modello ad oggi è cambiato, ma alcune cose sono rimaste le stesse. Ancora oggi se penso a quel giorno sorrido e gioisco.